Carlo Carrà e la villetta del Forte

Cari amici,

settimana scorsa abbiamo parlato del fosso Fiumetto e delle vedute dipinte da Carrà, oggi parleremo della casa di vacanza del pittore.

Carrà arriva per la prima volta a Forte dei Marmi nel 1926 invitato dall’amico Arturo Dazzi e subito si innamora delle nostre spiagge selvagge e delle immense pinete. Come ogni colpo di fulmine che si rispetti, nell’autunno dello stesso anno acquista un piccolo appezzamento di terreno nel quartiere di Roma Imperiale.

Il quartiere di Roma Imperiale nasce nel 1924: la Società Cooperativa Anonima Roma Imperiale acquista la pineta e la lottizza in diversi appezzamenti di terreno. Orazio Pedrazzi, diplomatico e giornalista, è il primo ad acquistare nel 1924, seguono Carrà nel 1926 e dopo di lui molti altri.

A questo punto il suo più grande desiderio è quello di costruire una piccola casetta in cui poter dipingere tranquillo. Il sogno si realizza nel 1928 quando, vendute diverse opere alla XVI Biennale di Venezia, può iniziare i lavori per una piccola villetta. L’amico Ardengo Soffici doveva acquistare un lotto vicino ma l’affare non va a buon fine e costruirà nella zona di Vittoria Apuana.

La villetta, costruita su progetto del pittore, è realizzata con materiali tradizionali come l’intonaco a “coccio pesto”, infissi in legno, finiture in cotto e risulta un perfetto esempio di quello “Stile Versilise” che avrà tanto successo negli anno Trenta. Protagonista della casa è la loggia che contribuisce a creare un dialogo tra natura ed architettura, quasi come se l’una compenetrasse l’altra.

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Ben presto il pittore  si accorge che la casa è troppo piccola per le esigenze di una famiglia e manca uno studio adeguato per il suo lavoro, interviene quindi l’ architetto Giuseppe Pagano che nel 1931 costruisce una vasta stanza con grandi finestre per garantire  la luce migliore per dipingere.                                                                       L’arredamento invece è il frutto di diverse stratificazioni e di contributi delle personalità artistiche più disparate che nelle estati di quegli anni frequentano la casa del pittore: mobili, oggetti quotidiani e pezzi d’arte lasciati da Galassi, Griselli, Magnelli, Manzù..

Ovviamente in giardino non poteva mancare il campo delle bocce, passatempo che in quegli anni andava per la maggiore. Qui Carrà e gli amici passavano i pomeriggi con interminabili partite e infinite discussioni, fino a che il buio interrompeva i loro giochi.

Oggi il quartiere appare come negli anni Trenta: un ordinato reticolo di strade, villette costruite secondo il modulo della “casa minima” teorizzato da Gio’ Ponti e caratterizzate dall’uso di materiale locale…insomma una perfetta sintesi di natura e architettura.

Per scoprire le bellezze architettoniche di Forte dei Marmi vi aspettiamo alla “Biciclettata tra le Ville di Roma Imperiale”, da aprile ogni domenica h 10.30 davanti alla Capannina!

volantino biciclettata

A presto

Galatea

3 thoughts on “Carlo Carrà e la villetta del Forte

  1. Io conosco quella casa, come ho conosciuto Massimo Carrà figlio del grande maestro . Sono un artigiano costruisco mobili e per anni Massimo ha apprezzato il mio metodo di lavorazione che non è altro un accontentare il cliente nelle sue scelte , anche le più bizzarre. Massimo e la sua casa: emanavano un profumo di miscele di tabacco sapientemente elaborate da lui per la sue pipe. Massimo, figura esile elegante dalle maniere signorili ma umile che metteva a proprio agio il suo personale di casa facendosi chiamare solo con il proprio nome. Non so quant’è che non è più tra noi , ma in quegli anni, intorno al 2000 entrando in quell’abitazione si assaporava un’aria di antico, tante cose sono state lasciate sull’onda creativa e artistica del padre e volutamente e saggiamente non sono state cambiate. Con la bella stagione le imposte di quella casa venivano spalancate lasciando sciolinare il venticello per tutte le stanze portando al suo interno il profumo acre ma piacevole delle pinete di quella zona. Fu proprio questo, magari a fare innamorare il “grande Carlo” di Forte dei Marmi, e delle sue “boscaglie” fatte di conifere e lecci.

    Un omaggio a lui.

    Gilberto Barberi

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